Un libro è un amico, un compagno di viaggio e di avventura, un forziere di emozioni; dona la possibilità di vivere la realtà che preferiamo, di conoscere e viaggiare nel tempo e nello spazio.
“Stanotte sarò io a uccidere il diavolo. Oppure sarà lui a strapparmi l’anima.”
Bari, metà dicembre 1199. Il cavaliere templare Kaspar Trevi arriva a Bari. Il reggente del Regno di Sicilia, Marcovaldo di Annweiler, lo fa convocare per affidargli un’importante missione. Insieme al vescovo di Troia, Gualtiero di Palearia, chiede al monaco guerriero di trovare una donna e consegnarla alla giustizia. Filomena Monforte, fervida sostenitrice di Costanza d’Altavilla, la precedente reggente, è accusata di stregoneria e dell’omicidio del nobile Giuseppe Filangeri. Kaspar non può rifiutare l’incarico, così parte per una lunga e sanguinosa ricerca che lo porterà ad attraversare Bari, Roma e Venezia. Riuscirà nell’impresa?
Questa è la trama del nuovo romanzo di Matteo Stukul, “Tre insoliti delitti”, edito da Newton Compton Editori, un thriller storico cupo che ci porta nei meandri del Medioevo.
Siamo alle fine del XII secolo e il regno di Sicilia è guidato da Marcovaldo di Annweiler. La vedova di Enrico IV di Svevia, Costanza d’Altavilla, è morta da un anno e il nuovo re, Federico II di Hohenstaufen, è solo un bambino. Marcovaldo ne è il reggente, il curatore degli interessi del re infante. Eppure, si comporta come se fosse il legittimo sovrano. E proprio per questo, insieme a Gualtiero di Palearia, vescovo di Troia e Gran Cancelliere del Regno di Sicilia, suo braccio destro, vuole assicurarsi che la legge venga rispettata. In questo contesto storico, l’autore fa partire l’avventura del protagonista, un personaggio di fantasia dalle splendide tinte gotiche.
Mescolando, così, con maestria personaggi realmente esistiti e personaggi inventati, in un contesto preciso e fedele, l’autore ci porta dentro a un’avventura avvincente. Una lotta contro il tempo, intrisa di sangue e mistero, in cui un ruolo primario è dato alla figura di San Nicola, e che racconta il Natale in chiave medievale. Una storia in cui Strukul non manca di sottolineare la condizione della donna nel Medioevo, l’alone di sospetto che le circondava, la debolezza della loro posizione, facilmente attaccabile con qualsiasi pretesto. Un romanzo che intreccia il genere cavalleresco, la religione, la mitologia e la demonologia; in cui la fantasia si fonde in modo perfetto con la Storia, con un protagonista forte e impavido, giusto e leale, che incarna l’archetipo dell’eroe. Pregevole è, poi, il modo in cui l’autore ricrea le atmosfere delle città. In particolare, l’affresco della Roma medievale di papa Innocenzo III è stupefacente.
“Tre insoliti delitti” è una cupa novella in cui ritroviamo tutti gli elementi del mondo medievale. Cavalieri, streghe, castelli, duelli, delitti e intrighi prendono vita in un’atmosfera lugubre che si fonde con quella del Natale. Una lettura perfetta per tutti gli amanti del Medioevo e dell’avventura. Un romanzo in cui ritroverete il Natale come nessuno lo ha mai raccontato.
Nella deprecabile e fatiscente Roma di papa Innocenzo VIII, inizia il viaggio del nuovo romanzo di Alex Connor, edito da Newton Compton Editori, “La saga dei Borgia. Ascesa al potere”, primo capitolo dedicato alla dissoluta famiglia di origini spagnole che governò l’Italia durante il primo Rinascimento. E come davanti alle migliori pellicole cinematografiche, l’autrice ci chiede di sederci in poltrona e assistere alla salita al potere della famiglia più potente degli anni a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento.
Nell’arco temporale che va dal 1490 al 1495, in scena appaiono i protagonisti di una storia incredibile, capeggiati dal patriarca Rodrigo Borgia che, all’inizio del romanzo, ritroviamo ancora nelle vesti di vicecancelliere papale, carica che ricopre da più di tre decenni. Le sue ambizioni smisurate lo vogliono vedere sul soglio di Pietro, come successore di Innocenzo VIII, al quale arriva con il nome di Alessandro VI, per poi espandere i propri domini, fino a farli diventare grassi e pieni, come il suo ventre dopo uno dei luculliani banchetti che lo hanno reso famoso in tutta Roma. Ma Rodrigo non è un porporato come gli altri. Lui è l’uomo più potente della Città Santa, anche se lui di santo non ha mai avuto nemmeno un pensiero. Dotato di ambizione sconfinata, è un fine pianificatore e un abile e subdolo stratega, capace di comandare anche il diavolo in persona. Soprattutto, però, Rodrigo Borgia ha quattro figli, che, a differenza di quanto accadeva ad altri alte cariche ecclesiastiche, erano riconosciuti dal mondo intero. Cinque persone formavano, così, il temibile clan dei Borgia, la famiglia più temuta della penisola. Ed è proprio per assecondare le sue mire che, in questo primo capitolo della saga, assistiamo alla forgia dei suoi figli tutti egualmente finalizzati al raggiungimento dei mastodontici obiettivi di Rodrigo, come importanti pedine di una difficile partita a scacchi; assistiamo, inoltre, primi intrighi di palazzo, alle prime macchinazioni volte a ramificare la potenza e il prestigio della famiglia Borgia.
Nel romanzo, grazie ad una perfetta caratterizzazione dei personaggi, che permette di comprendere i caratteri, i temperamenti e le inclinazioni di ognuno di loro, ritroviamo così, lo spietato Cesare Borgia, il primogenito, dalla personalità complessa e carismatica, istruito e cresciuto all’odio; un ragazzo ironico e beffardo, temerario e astuto, intimidatorio, ammirato e temuto. Un giovane dal carattere forte e indomabile, che non ha paura di niente e di nessuno, spietato e ambizioso in egual misura. Lucrezia Borgia, poco più di una bambina, è dotata di un connubio letale: bellezza e intelligenza. È astuta, colta, perspicace, coraggiosa e manipolatrice. Juan Borgia, il secondogenito del papa, nonché figlio prediletto, dedito a postriboli e combattimenti, amante della guerra, ma sprovvisto dell’animo del vero combattente; un ragazzo affascinante, capace di farsi amare. E il più giovane dei figli del Papa, il timido e impacciato Jofrè.
Vi sono poi altri importanti personaggi, come Miguel de Corella, un mercenario sorretto da una vocazione, un ideale talmente accecante da donargli la forza e la brutalità di compiere qualsiasi gesto in suo nome, che l’autrice ci restituisce in tutta la sua intelligente e raffinata brutalità. Colui che diventa maestro e mentore di Cesare: “Abbraccia la tua rabbia, Cesare, falla tua, ma non fingere di non provarla. Gli uomini non seguono gli ipocriti”. Troviamo anche Giulia Farnese la Bella, celebre amante di Rodrigo Borgia, colei che passò alla storia come Sponsa Christi: una donna gelosa, in particolar modo della giovane Lucrezia, e fredda calcolatrice. Ritroviamo anche l’acerrimo nemico di Alessandro VI, il virtuoso, esaltato e spietato cardinale Giuliano della Rovere, che in ogni modo tenta di destituire il Borgia per salire al soglio di Pietro. E poi, Girolamo Savonarola, il re francese Carlo VIII di Valois, Niccolò Macchiavelli, Piero de’ Medici, Pinturicchio e la sua sorellastra Taddea, Ferrante d’Aragona, Sancia d’Aragona, Vannozza Cattanei, madre dei figli di Rodrigo, il cardinale Ascanio Sforza.
I dialoghi eccezionali, degni dei migliori romanzieri di tutti i tempi, conferiscono alle scene una potenza e un grado di realismo e suggestione davvero unici e trasmettono la psicologia dei personaggi, conferendo straordinaria intensità al romanzo.
La ricostruzione dell’ambientazione è puntuale, senza mai essere inutilmente prolissa: in poche righe, l’autrice riesce a restituire l’atmosfera dei luoghi e dell’epoca in cui ambienta le scene. “Proseguirono in silenzio e si addentrarono in una serie di vicoletti sempre più bui, tra i ladri appostati tra le ombre e gli accattoni travestiti da preti che chiedevano la carità per i poveri. I bagliori fumosi delle torce tremolavano dall’alto dei portafiaccole fissati ai muri e, quando l’orologio di una chiesa batté l’ora, la piazza si svuotò del tutto, tranne per le figure infagottate che dormivano le une addossate alle altre sotto i banchi del mercato deserti. E ovunque si avvertiva un lezzo di fogna, di cibo andato a male e di letame di cavallo…”
Il romanzo si lascia leggere con avidità e impazienza, anche da chi già conosce la storia di questa famiglia. Il lettore si ritrova, così, immerso nella Roma di fine Quattrocento, con il naso all’insù, ad attendere la fumata bianca dopo la morte di Innocenzo VIII, poi a passeggiare nei corridoi dei palazzi di San Pietro ad origliare i dialoghi strategici tra papa Alessandro VI e il figlio Cesare; dietro ad un telo ad osservare il Pinturicchio al lavoro o la bella Giulia Farnese nelle sue stanze in attesa del suo amante; attraversare le strade di una Firenze decadente sotto il governo dell’incapace figlio di Lorenzo il Magnifico, Piero de’ Medici, nella quale dilagano il potere e i seguaci di Savonarola. Il lettore ha, inoltre, l’impressione di trovarsi, come un piccolo grillo parlante, sulle spalle del principale nemico di Rodrigo, il cardinale Giuliano della Rovere e del vicecancelliere papale, il cardinale Ascanio Sforza: il lettore li percepisce talmente vicini da poter quasi sentirne i pensieri.
“La saga dei Borgia. Ascesa al potere” è un libro intenso, affascinante e oltremodo immersivo, dal quale si resta totalmente soggiogati. Un romanzo che si vive, che insegna un pezzo di Storia del nostro Paese e che ci mette al cospetto di importanti e affascinanti personaggi del passato, creando la magia per la quale al lettore pare davvero di averli davanti agli occhi.
È il 1489, quando una carrozza lascia Capodimonte diretta a Roma. Al suo interno, tra sedili di velluto, siede una ragazza di quindici anni; al suo fianco l’ambizioso fratello maggiore, Alessandro. Quella giovane è Giulia Farnese, figlia di un condottiero e signore di Montalto di Castro, e la sua destinazione è la corte del cardinale Rodrigo Borgia, l’uomo più potente di Roma. È giovane e innocente Giulia, ma è costretta ad assecondare i giochi politici della sua famiglia. Ed è bella, così tanto da far capire subito al fratello quale grande pedina potesse rappresentare per la sua scalata al potere ecclesiastico. E quale modo migliore se non darla in pasto all’uomo più potente di Roma, il cardinale Rodrigo Borgia? Diventerà la donna più bella e invidiata dello Stato Pontificio. Ma quale prezzo dovrà pagare per essere la dama più invidiata?
Ci racconta la vita di Giulia Farnese, Silvia Lorusso, nel suo romanzo “Giulia. Una donna tra due papi”, edito da Literary Romance.
La narrazione inizia nel 1503, quando la bella Farnese ha ventotto anni e, in un continuo andirivieni tra quel presente e il suo passato, formulato come un lungo epistolario diretto all’amica Lucrezia Borgia, l’autrice mostra la vita di Giulia, dal suo arrivo a Roma. Un’ottima caratterizzazione dei personaggi permette al lettore di apprezzare i diversi temperamenti di ognuno di loro e, in particolare, quella della protagonista. Il lettore ritrova così una donna forte, intelligente e lungimirante, ma amareggiata per la sorte che le è toccata; una donna cresciuta troppo in fretta. Schiacciata dall’ambizione del fratello, stritolata dalle pressioni del Borgia e tormentata dal desiderio di vivere con il marito Orso Orsini che aveva imparato ad amare. Una vita consumata dal volere altrui, dominata dal dovere e priva di qualsivoglia ombra di gioia; una pedina al servizio della politica e della lussuria.
Nella vita della protagonista si avvicendano molteplici personaggi storici importanti. Dal cardinale Rodrigo Borgia, divenuto poi papa Alessandro VI, il pontefice più malfamato della Storia, ad Alessandro Farnese, il fratello di Giulia, che divenne papa Paolo III, colui che, a dispetto del giovane licenzioso e ambizioso che fu nel periodo in cui si svolge il romanzo, affrontò la riforma protestante e indisse il Concilio di Trento, istituendo poi l’Inquisizione Romana; Lucrezia Borgia, figlia illegittima di Rodrigo, che divenne una delle donne più influenti del Rinascimento, Cesare Borgia, il Valentino, l’indomito e temibile condottiero che riuscì, con le sue imprese militari, ad espandere i domini dello Stato Pontificio. Nel romanzo della Lorusso, queste personalità tornano in vita grazie alla penna dell’autrice, che permette al lettore di vivere anche il dolore di Lucrezia per il modo in cui il mondo la considerava, come figlia bastarda di un uomo di Chiesa, l’insana venerazione di Adriana de Mila per Rodrigo Borgia, la sete di potere di Alessandro Farnese, la crudeltà di Cesare Borgia, la sofferenza di Orso Orsini, marito di Giulia, per la condivisione forzata dell’amata moglie con un altro uomo.
È pregevole anche la ricostruzione dell’ambientazione, che risulta accurata, tanto che il lettore non ha difficoltà a sentirsi trascinato nella Roma rinascimentale. Una sensazione amplificata dallo stile e dal tono utilizzati, perfettamente adeguati al periodo narrato. Un romanzo storico molto piacevole, in cui lo svilupparsi della trama è adagiato sulla fedele aderenza alla realtà storica. Inoltre, in modo molto nitido vengono rievocate le emozioni e le sensazioni vissute dai personaggi, in questo romanzo che è in grado di toccare le corde del cuore dei lettori.
“Giulia, una donna tra due papi” è un affascinante e immersivo viaggio nella vita di una donna forse ancora poco conosciuta e un pellegrinaggio in uno dei periodi più affascinanti della Storia, il Cinquecento romano, nel quale ci si imbatte in personaggi avvincenti e ambigui allo stesso tempo, il cui fascino non è stato scalfito dallo scorrere del tempo.
“Il segreto della speziale” di Sarah Penner, edito da HarperCollins, è una storia di solidarietà tra donne che attraversa i secoli, che si snoda tra pozioni e magie.
Tre punti di vista si alternano in questa narrazione dal ritmo incalzante, che si sviluppa in due contesti temporalmente differenti: la Londra contemporanea e quella di fine Settecento.
Ritroviamo, così, Nella Clavinger, una speziale della Londra georgiana, che ha dedicato la sua vita ad aiutare le donne della città con le sue pozioni erbacee; una donna che ha speso la sua esistenza al servizio di altre donne che, come lei, soffrivano, soprattutto per amore. Eliza Flemming, invece, è una ragazzina di dodici anni che, inviata dalla signora presso cui presta servizio come domestica nella bottega di Nella, si ritrova ad intrecciare la sua giovane vita con quella della famosa speziale. E poi c’è Caroline Percewell, una ragazza americana dei giorni nostri, che ha appena scoperto il tradimento del marito James e ha deciso di partire da sola per quel viaggio a Londra che avevano organizzato per il decimo anniversario di matrimonio. Anche la sua vita, in modo del tutto inaspettato e a più di due secoli di distanza, si intreccerà con quella di Nella ed Eliza, in una città che saprà riportarla alle sue origini.
Queste tre donne danno vita ad un romanzo intenso ed avvincente, dai risvolti inaspettati, che si sviluppa in un parallelismo storico interessante ed originale. Una storia nella quale si affrontano i più importanti temi femminili, come la maternità e gli abusi, e che ci fa riflettere sulle conseguenze delle nostre scelte e sull’importanza di seguire i propri sogni. La ricostruzione della Londra settecentesca è suggestiva e permette al lettore di compiere agevolmente il salto temporale tra il racconto di Nelle e quello di Caroline. Molto interessanti anche i piccoli misteri che aleggiano durante il racconto e che fungono da congiunzione tra i due periodi storici nei quali è ambientata la trama.
“Il segreto della speziale” è, quindi, un romanzo magico e affascinante, ricco di spunti di riflessione, che sa trasportare il lettore avanti e indietro nel tempo, grazie ad una trama appassionante che saprà conquistare sia le lettrici amanti dei romanzi contemporanei sia le appassionate di romanzi storici.
Nel 1482, Leonardo da Vinci, per la prima volta, arrivò a Milano; a chiedergli di servire il duca di Milano, Ludovico Sforza, fu il suo mecenate, Lorenzo de’ Medici.
È proprio nel viaggio da Firenze a Milano che si snoda la trama di “Leonardo da Vinci. Il mistero di un genio“, il nuovo romanzo di Barbara Frale, uscito pochi giorni fa per Newton Compton Editori.
In questo libro, Leonardo da Vinci, in un momento di grande crisi artistica e personale, viene incaricato dal Magnifico di recarsi a Milano per offrire i propri servigi al Moro, per risvegliarsi dal torpore nel quale sembra essere caduto. Ad affiancarlo fino alla grande città degli Sforza ci sarà un inviato del Duca, Lisandro Dovara. Ma Lorenzo non è preoccupato soltanto per il genio smarrito dell’artista: una questione politica segreta gli sta molto più a cuore e, per tale motivo, affida a Leonardo il compito di recuperare un documento. In questo viaggio il lettore accompagna Leonardo e Lisandro tra le città più importanti dell’epoca, nelle quali, tra enigmi e simbolismi, ritroviamo i più grandi artisti, da Mantegna a Piero della Francesca, a Giovanni Bellini, e i grandi capolavori della loro Arte. Un percorso che porterà i due protagonisti a scoprire potenti segreti che potrebbero mettere a repentaglio i precari equilibri politici dell’Italia del primo Rinascimento.
Tra libri proibiti e giochi di potere, ci imbattiamo in un Leonardo molto diverso da quello al quale siamo abituati: sconosciuto, giovane, agli inizi della sua carriera artistica, moralmente abbattuto per una denuncia che lo aveva accusato di sodomia. L’autrice, infatti, parte da questo momento storico della vita di Leonardo per architettare una trama molto interessante e originale che ci racconta alcuni lati meno conosciuti del grande genio fiorentino, come la passione per la musica. Ci restituisce, così, il ritratto di un uomo, oltre che di un artista. Il lettore ha, quindi, la possibilità di approcciarsi ad un Leonardo acuto, colto, ricco di genio, ma anche tormentato, confuso, smarrito, indeciso sul suo destino e turbato dai propri sensi: un affresco dell’intimità dell’animo di questo grande artista; un’immagine che ci accompagna e ci mostra sotto una luce diversa anche alcune opere minori del genio.
La trama avvincente, che induce il lettore a procedere senza respiro tra le pagine, si divide tra la ricerca di quanto richiesto dal Magnifico e il viaggio introspettivo nell’animo di Leonardo, in una spirale di Storia e immaginazione che avvolge il racconto, permeandolo di verosimiglianza. È, infatti, interessante come l’autrice abbia elaborato l’intreccio in modo da far combaciare quanto prodotto dalla propria fantasia con alcuni aspetti della personalità di Leonardo, come, ad esempio, il fatto che fosse vegetariano.
Il punto di forza di questo romanzo, oltre alla grande preparazione accademica, sono i dialoghi, vividi e potenti, che riescono a trascinare il lettore nel tempo in cui si svolge la vicenda e che sono in grado di conferire straordinario realismo ai personaggi. Infatti, la caratterizzazione dei personaggi è nitida e puntuale, soprattutto grazie alle battute che fanno emergere luci e ombre di ognuno di loro. In particolare, la figura di Leonardo è ricostruita a 360 gradi e ci viene restituita nella sua totalità e profondità. La narrazione è piacevolmente fluida e lo stile poetico dell’autrice è ipnotico. È, inoltre, lodevole la tecnica raffinata attraverso la quale l’autrice incastra nella narrazione tasselli e dettagli storici, come, ad esempio, il rapporto tra Medici e Sforza. Le scene sono scandite da un ritmo e da un’impostazione tale da ingenerare nel lettore la sensazione di trovarsi all’angolo di ognuna di esse a sbirciare e origliare.
“Leonardo da Vinci. Il mistero di un genio” è un romanzo coinvolgente, dalla trama originale, che ha il grande pregio di mostrarci il lato intimo, sconosciuto e molto verosimile, di un impareggiabile artista che, fino ad ora, abbiamo conosciuto soltanto per il suo incommensurabile genio.