
Aveva appena smesso di piovere, in quel tardo pomeriggio nella Venezia del 1616, quando sior Contarini e sior Vanin entravano nel ghetto ebraico. Già, i due uomini d’affari veneziani si recavano al Banco Rosso, proprio poco prima dello Shabbat. Cosa volessero due cristiani nel ghetto ebraico è ben intuibile. Denaro. Dovevano parlare con il vecchio Avraham Hirsh, che teneva uno dei banchi di pegno del ghetto. Con lui, i due nobili avevano grossi debiti aperti. Ma proprio quando il vecchio apriva la porta ai due, sior Vanin cadeva morto in una pozza di sangue. E la colpa non poteva che cadere sull’ebreo. Quando, sul posto, arrivava l’avogador Zante Venier, Signore della Notte al Criminal, il nobile Contarini è certo che sia stato l’ebreo a uccidere il suo socio. Ma è stato davvero Avraham Hirsh? Oppure c’era qualcun altro che voleva morto Vanin? Il compito di scoprire come sono andate le cose viene affidato a Beniamino, il figlio dell’accusato, il quale chiede aiuto a Sebastiano, il giovane orfano Vanin. In una corsa contro il tempo per salvare il padre dalla morte, Ben e Sebastiano, tenteranno il tutto per tutto.
Così inizia il romanzo storico di Raffella Podreider, “Omicidio nel ghetto”, edito da Il Ciliegio Edizioni.
Sullo sfondo della Venezia di inizio Seicento, si svolge la trama di questo giallo storico, molto ben scritto, grazie a una prosa chiara e semplice, ma d’effetto. Oltre all’intrigo investigativo, ciò che si apprezza maggiormente sono due aspetti. Da una parte, l’ottima e immersiva ricostruzione dell’ambientazione, che ci permette di ammirare l’affascinante città lagunare nel periodo barocco. Dall’altra, l’interessante racconto della cultura e della religione ebraica, il quale è coadiuvato da utilissime e molto apprezzate note che permettono al lettore di meglio comprendere gli aspetti dell’ebraismo, senza dover interrompere la lettura.
La trama si sviluppa su una doppia linea temporale. Nel 1616 si svolgono i fatti del presente della storia, mentre nel 1611 si ripercorrono gli studi dell’avogador Zante Venier, attraverso il quale il lettore può addentrarsi nella religione ebraica. Ed è proprio grazie a Venier che l’autrice riesce a mostrare come, anche in epoche difficili e cariche di paure e pregiudizi, sia possibile l’integrazione e il superamento dei preconcetti, attraverso la conoscenza e l’empatia.
È molto interessante vedere come i due giovani improvvisati investigatori riescano a mettere da parte ostilità e pregiudizi per la ricerca del vero colpevole; come riescano a capire che proprio mettendo in discussione le proprie certezze, sia possibile giungere alla verità. Come loro due, anche tutti gli altri personaggi sono ben caratterizzati e l’autrice è riuscita a mettere in risalto le loro emozioni e sensazioni, che il lettore non ha difficoltà a percepire.
“Omicidio nel ghetto. Venezia 1616” è un romanzo appassionante, consigliato a tutti coloro che amano la storia della Serenissima e a coloro che vogliono conoscere o approfondire l’argomento dell’ebraismo.