recensione, Romanzo storico

“Quindici secondi per volta” di Camillo Bignotti

“Non è possibile giudicare le persone dalla divisa. A volte la indossano perché ci credono, altre sono costretti, ed altre ancora semplicemente gli conviene.”

Varese, 1944. Dopo l’armistizio del settembre 1943, la situazione in Italia è confusa. La nazione è spaccata in due: il sud è controllato degli americani, mentre al nord, seppur con meno convinzione, spadroneggiano i nazisti, aiutati dai fascisti. Varese non ha ancora sperimentato in prima persona i bombardamenti nemici. Fino a quel primo aprile. È in questo momento che i cittadini vengono sorpresi per la prima volta dalle bombe che bruciano la città. Per la prima volta, l’allarme suona a ragion veduta e i quindici secondi che intervallano il fischio di una sirena da quello successivo si fanno più interminabili che mai. Uomini, donne, bambini e anziani vengono sorpresi dal fragore delle detonazioni che danneggiano la città, già flagellata dalle conseguenze economiche di anni di guerra. Camillo Bignotti, nel romanzo “Quindici secondi per volta. Amore e morte al Palace Hotel” racconta l’intreccio delle vicende di alcuni di loro. Una zia con due nipotini, due detenuti, un reduce della Grande Guerra e altri personaggi si confrontano con la paura e l’incertezza. Quei quindici secondi che scandiscono la loro vita, quei fischi che ormai sono divenuti una costante alla quale non riescono ad abituarsi.

L’autore ci regala, così, uno scorcio della Seconda Guerra Mondiale vissuta in città, della quale ha saputo restituirci l’atmosfera grazie a un’ambientazione curata e una ricostruzione del contesto storico precisa. Il coprifuoco, i razionamenti, i partigiani, i rifugi antiaerei, le proibizioni… Tutto riemerge in queste pagine. Anche la prosa risulta adeguata all’epoca narrata. La narrazione è molto scorrevole, grazie anche ai capitoli brevi. La caratterizzazione dei personaggi è ben fatta. Tuttavia, la presenza di un coro di almeno tredici voci distinte crea un po’ di confusione, che rischia di rendere un po’ fumosa la trama.

Quindici secondi per volta. Amore e morte al Palace Hotel” è un romanzo che racconta la Guerra, la Resistenza e le vicende umane in uno dei periodi più difficili della Storia.

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recensione, Romanzo storico

“Il cavaliere del giglio” di Carla Maria Russo

“La mattina successiva, all’alba, Farinata degli Uberti confermò ai capitani dei sesti il piano di battaglia e le disposizioni comunicate la sera precedente. Scambiò, com’era loro abitudine prima di un combattimento, un ultimo cenno di saluto con Neri, come reciproco augurio di buona fortuna e addio, quindi passò in rassegna l’esercito schierato in ordine di battaglia. Giunto di fronte al gonfalone della città, si inchinò e ne baciò un lembo. Poi, con voce alta e sicura, salutò gli uomini prima del combattimento. «Soldati! Noi siamo il popolo della gloriosa Firenze. Oggi e sempre, mostriamoci degni di questo onore». I soldati, sguainata la spada e sollevatala al cielo, risposero al capitano levando all’unisono il grido di guerra dell’esercito del Giglio: «San Giovanni!». Tutta la valle ne risuonò. Gli stessi senesi, asserragliati dentro le mura, lo udirono con raggelante chiarezza.”

È il 1216 quando il racconto de “Il cavaliere del giglio” ha inizio. Nella Firenze dei guelfi e dei ghibellini, Carla Maria Russo ci racconta la vita di un uomo straordinario, un cavaliere valoroso, Farinata degli Uberti. Firenze è governata dai guelfi, fedeli a papa Innocenzo III, ai quali si oppone il partito ghibellino, che supporta l’imperatore Federico II. Ha dodici anni, Farinata, ultimo figlio di una delle più importanti famiglie ghibelline di Firenze, ma già mostra il carattere che farà di lui uno dei più gloriosi cavalieri della città. Iniziato alla carriera militare in giovanissima età, Farinata dimostra di un coraggio e un’abilità senza pari. Bellissimo, gentile, leale e dal cuore nobile, prudente ma audace, umile ma autorevole, astuto e intelligente. Un soldato dall’impareggiabile valore militare, dalla grande rettitudine morale e dal forte senso dell’onore. Un capitano vittorioso con un’indomabile fierezza e un immenso senso dell’onore, caratterizzato dallo sconfinato amore per la patria.

“Il capitano Farinata non si sarebbe mai tenuto al di fuori della mischia, limitandosi a seguire l’azione dalla cima del colle più vicino: avrebbe condiviso con i suoi commilitoni ogni istante della battaglia e combattuto in prima fila, davanti a tutti. Per sapere cosa fare, bastava seguirlo.”

Con la sua prosa impeccabile e coinvolgente, l’autrice ci porta all’origine della faida tra le fazioni guelfa e ghibellina, accompagnandoci nelle guerre e nelle battaglie, mostrandoci in modo chiaro e preciso questi scontri. Un torto subito, un matrimonio per riparare all’errore, una promessa infranta, un omicidio d’onore: questi sono gli ingredienti che trascinano Firenze nel vortice delle lotte tra fazioni opposte. Carla Maria Russo ci mostra come da una faida tra famiglie rivali si scatena una guerra tra schieramenti all’interno della città e quanto questa divisione si rifletta anche sulle altre città. L’impero contro il papato: guelfi e ghibellini, fedeli sostenitori di papi e imperatore, in precario equilibrio, sempre a un passo dalla guerra per la lealtà a un’entità superiore. Come su una bilancia, in cui la tensione aumenta quando un piatto si alza in favore dell’altro; ciechi obbedienti, sordi alle ragioni della pace, uomini d’onore senza timori, solo la prevalenza della fazione di appartenenza ha importanza. Casati in lotta, faide intestine che offrono il fianco ai nemici esterni; lotte tra singole famiglie che degenerano in guerre tra fazioni avverse. Una città sempre sull’orlo della guerra civile, che scoppia a tratti, portando distruzione e miseria; una popolazione che subisce le conseguenze delle azioni di uomini incapaci di agire per il bene della gloriosa Firenze.

Fondamentale nella vita del giovane cavaliere è il ruolo del grandioso nonno, Schiatta degli Uberti. “Abbiamo un debito verso gli antenati che ci hanno consegnato un nome onorato di cui andare fieri. E un dovere verso i posteri: non infangarlo e consegnarlo a loro intatto e ancora più grande”. Questo gli ha sempre ripetuto nonno Schiatta e di questo motto Farinata ne ha fatto una ragione di vita, insieme alla ferrea volontà di anteporre il bene di Firenze all’orgoglio e al tornaconto personale. Fedeltà all’Impero e a Firenze, all’Aquila e al Giglio, due fedi immensamente profonde nell’animo di Farinata. Così come è importante il bellissimo rapporto con il fratello maggiore Neri, che tanto ricorda quello tra altri due straordinari esponenti della politica fiorentina: Lorenzo e Giuliano de’ Medici. Due giovani belli ed eroici, modelli di virtù cavalleresche, che sono braccio e cuore l’uno dell’altro, la cui nobiltà dell’animo è pari a quella del loro lignaggio. “Tra di noi deve valere il patto di sempre. Se uno dei due dovesse cadere nella trappola, l’altro deve salvarsi.” Uniti da un legame forte, fatto di sangue, onore e cuore. Troviamo poi, il commovente amore tra Neri degli Uberti e Gemma di Ranieri Zingane dei Buondelmonti: un ghibellino e una guelfa, uniti dal cuore ma divisi dall’onore della famiglia.

Tanta Storia, in questo romanzo, riportata con precisione e competenza, ma anche molti sentimenti ed emozioni, come solo la penna di Carla Maria Russo riesce a restituirci, con quel suo modo di raccontare forte e dolce allo stesso tempo, dal sapore di una novella narrata da un cantastorie.

Un romanzo intenso e appassionante, oltreché istruttivo, che permette al lettore di calarsi nella mentalità dell’uomo medievale e di comprendere i meccanismi della rivalità tra le due fazioni politiche, mostrandoci una parte della storia di Firenze. Tra assedi, battaglie, amori, congiure e tradimenti “Il cavaliere del giglio” è un libro che dovrebbe essere letto a scuola.

P.s. Se ne avete la possibilità, leggetelo ascoltando l’intero album “I Medici” di Paolo Buonvino. È una colonna sonora perfetta per questo libro denso di Storia.