
“Così diversi, così uguali. Non sapeva cosa fare, senza di lui. Senza il suo impeto, senza la sua furia, non sarebbe stato altro che un essere incompleto. Erano tutt’uno, due facce della stessa esistenza.”
Tutti conosciamo la leggenda della fondazione di Roma, che deve i suoi natali al giovane Romolo, gemello di Remo, nel 753 a.C. Ma la storia di Roma ha radici ben più lontane nel tempo.
Dopo essere scappato da Troia, Enea approda nel Lazio dove, dopo aver sconfitto il re dei Rutuli, fonda la città di Lavinium. In seguito, suo figlio Ascanio fonda a sua volta la città di Alba Longa. Ed è proprio qui che, nel VIII secolo a. C., ha inizio la storia di Romolo e Remo, che Alessandro Troisi ci racconta nel suo nuovo romanzo, “La dinastia dei re”, edito da Newton Compton Editori. La narrazione prende avvio quattro secoli dopo la nascita di Alba Longa, sotto il regno di Numitore, fratello dello spregevole Amulio. In questa prima parte del romanzo, la trama è incentrata sul periodo precedente la nascita dei gemelli, per poi sportarsi su di loro nella seconda parte.
L’autore ci racconta, così, di due ragazzi molto diversi tra loro. Remo, guidato dalla passione, impulsivo e volto all’azione; Romolo, invece, riflessivo, saggio e pianificatore. Come un leader e il suo braccio destro. Entrambi coraggiosi, battaglieri, determinati, guidati da forti ideali. Due ragazzi di nobili origini che combattono contro il potere usurpato da un tiranno senza scrupoli.
“Sono un membro del popolo di Alba, sono un combattente che non chiede altro che un trattamento equo e giusto per me e per le persone che amo, così come fanno i miei concittadini. Io e mio fratello siamo nati da una famiglia povera. Ma ci siamo resi conto presto che la giustizia e il buon governo hanno abbandonato queste terre da tempo. Che il re che dovrebbe far valere la sua autorità è scomparso all’ombra del suo fratello più crudele e volitivo. Per cui sì, so esattamente chi sono e cosa voglio. E in questo momento non c’è nulla e nessuno che possa farmi ricredere.” Romolo
È ammirevole la caratterizzazione dei personaggi, che sono resi in modo vivido e tridimensionale, permettendo una migliore immersione nella storia.
“E così, il Fato torna a muovermi guerra. Dovevo immaginare che le sue trame contro di me non fossero affatto concluse. Ma il Signore delle sorti non mi vincerà. Questo è il mio regno, il regno che ho conquistato. Che mi corra incontro, il Fato. Mi troverà qui ad attenderlo.” Amulio
La prosa fluida e scorrevole permette di procedere velocemente tra le pagine di un racconto che cattura l’attenzione del lettore fin dalle prime parole. La ricostruzione dell’ambientazione è essenziale, ma riesce comunque a rievocare il clima nel quale è ambientata la vicenda. L’ottimo uso dei dialoghi rende il romanzo molto ritmato e appassionante, in grado di conquistare anche i lettori poco inclini a questo periodo storico. È poi davvero interessante il modo in cui l’autore ha saputo ricostruire la vicenda dei due protagonisti, attingendo dalle fonti storiche. Tra personaggi storici e di fantasia, l’autore è riuscito a restituirci il confine tra storia e leggenda senza discostarsi in modo eccessivo dalle fonti. Le scene sono incisive, in particolar modo quelle di battaglia, che riescono a rimandare in modo netto l’immagine senza essere inutilmente prolisse.
“Romolo sguainò la spada e insieme ripresero ad avanzare verso le scale, circospetti, mentre tutt’intorno a loro continuava il fracasso della battaglia e vampate di luce rossastra arrivavano di tanto in tanto a illuminare la scena.”
“La dinastia dei re” è un romanzo scorrevole e appassionante, che incuriosisce ed emoziona. Ed è la nuova prova con cui Alessandro Troisi ha dimostrato di essere davvero un abile narratore.