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“Blackout”: un assassino nella Germania nazista

Nell’inverno del 1939, in una Berlino che ha appena iniziato i conti con la guerra voluta dal suo Führer Adolf Hitler, l’ex attrice Gerda Korzeny viene trovata assassinata vicino ad una stazione. La Gestapo chiama l’ispettore della polizia criminale Hornst Schenke ad indagare sull’accaduto. Ma si tratterà davvero di un omicidio isolato? E il fatto che l’ispettore non sia iscritto al partito nazista ha a che fare con l’incarico che gli è stato affidato?

Questa è la trama del thriller “Blackout” di Simon Scarrow, edito da Newton Compton Editori.

Trasportandoci nella Germania della fine del 1939, governata dal partito nazista di Hitler, quando le truppe tedesche da tre mesi avevano invaso la Polonia, Scarrow ci scaraventa all’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Ma non ci racconta del fronte o delle decisioni del partito, bensì ci mostra cosa accadeva nelle città di una nazione in guerra, portando i lettori a calarsi immediatamente in un contesto che ricostruisce in maniera precisa e suggestiva.

Le indagini dell’ispettore della Kripo, infatti, si svolgono in quel clima di cambiamento, che l’autore ricrea in modo coinvolgente: il timore soprattutto ad esprimere le proprie idee, il sospetto riservato a coloro che non volevano iscriversi al partito, le difficoltà che incontravano nella vita quotidiana, come la mancanza della merce nei negozi. Ci racconta cosa iniziava a cambiare, influendo sulla vita dei cittadini tedeschi, quali erano i loro pensieri sulla guerra in corso, sulla sorte del conflitto e sul partito, il modo in cui le idee naziste dilagavano, i primi cambiamenti dei confronti delle minoranze razziali, incrociando abilmente la trama investigativa con le problematiche del contesto storico nel quale è inserita.

Molto interessante è la figura del protagonista, Hornst Schenke, ispettore di polizia criminale, uno dei pochi tedeschi non iscritto al partito nazista, nemmeno per convenienza. È una mosca bianca nella Germania di Hitler e Goebbels, che svolge il suo lavoro con imparzialità e rigore, senza piegarsi alla volontà superiore del partito che governa la nazione, “un guardiano dei veri valori che guidavano il corpo di polizia, anche se gli altri avevano smarrito la via”. Tuttavia, la situazione della Germania lo porta ad interrogarsi sull’utilità di quel lavoro che svolge con dedizione, mostrando la sua fiducia nella legge e nel futuro. Un uomo dotato di coscienza, capace di sentire dentro di sé la colpa di idee che non condivideva; una persona sensibile, integerrima e determinata. L’autore, però, è abile nel mettere in luce le difficoltà e le insidie che questo personaggio deve affrontare nel perseguire la giustizia, in una nazione dominata dalla corruzione e dall’intimidazione.  

La trama è ben strutturata e il sottile velo di suspense che la avvolge porta il lettore ad incedere frenetico tra le sue pagine, fino all’epilogo, impossibile da prevedere.

Blackout” è un romanzo avvincente che, oltre ad impegnare la mente del lettore nella risoluzione del caso affidato alla polizia, lo trasporta in un’epoca oscura, al principio di una delle più grandi follie della Storia.

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Ottone Visconti

Pochi romanzi hanno la capacità di trascinare il lettore al proprio interno e di renderlo parte integrante della storia. “Ottone. Il primo dei Visconti” di Livio Gambarini e Alex Calvi, edito da Piemme Edizioni, ha, sicuramente, questo importante pregio.

Potenza, precisione ed enfasi potrebbero essere le tre parole per descrivere questo romanzo storico, che si lascia amare fin dalla prima riga.

Tra verità storica e adattamento narrativo, gli autori raccontano le vicende che portarono il prelato cinquantacinquenne, Ottone Visconti, all’insediamento nella cattedra arcivescovile di Milano.

La narrazione prende avvio, infatti, dal luglio del 1262, al momento della celebrazione per la nomina del Visconti, da parte di papa Urbano IV, ad arcivescovo di Milano, della quale diverrà Signore, diventando il capostipite della dinastia che regnò per oltre un secolo sulla città. Napoleone della Torre, Signore della città lombarda, però, si oppone fermamente alla nomina, scatenando una sanguinosa faida tra le due famiglie che si sviluppa in un arco temporale di quindici anni, fino al 1277. Grazie ad un continuo andirivieni tra passato e presente, però, la vita del protagonista viene raccontata fin dall’inizio della sua carriera ecclesiastica; un sapiente uso dei flashback che, unito ad alcuni focus sugli altri personaggi, permette di svelare i retroscena delle vicende che scorrono tra le pagine.

Gli autori riescono, così, mirabilmente, a mostrarci il personaggio di Ottone Visconti in ogni sua sfaccettatura, mettendo in risalto soprattutto le sue debolezze e le turbolenze del suo animo, rendendolo straordinariamente umano agli occhi del lettore.

Grandissimo punto di forza di questo romanzo sono i dialoghi, che appaiono potenti, calzanti e trascinanti, riuscendo a centrare l’obiettivo di rendere vivi i personaggi.

Le scene sono vivide, dettagliate e costruite con una precisione tale da permettere al lettore di vederle in modo chiaro, senza mai essere tediose; anzi, tra le righe ne traspare tutta la forza evocativa.

Il linguaggio usato dagli autori è assolutamente preciso, curato in ogni minimo particolare e perfetto per calare il lettore nell’epoca narrata. Ogni singola parola è studiata con attenzione per aumentare il grado di suggestione del racconto.

La caratterizzazione dei personaggi è lucida e sapientemente costruita. Dalle pagine, infatti, fuoriescono personaggi disegnati alla perfezione: ogni battuta, ogni gesto, ogni espressione permette al lettore di comprendere appieno la personalità di ognuno di loro. Emergono, così, la brutalità di Napo della Torre, la scaltrezza e il cinismo del cardinale Ubaldini, le incertezze di Ottone, la fermezza della bella Agnese.

La narrazione estremamente coinvolgente induce a divorare le pagine di questo libro che non si vorrebbe chiudere mai.

Ottone. Il primo dei Visconti” è un romanzo ricco e avvincente, capace di prendere per mano il lettore e sottrarlo alla realtà, per trascinarlo nel Medioevo milanese con impressionante suggestione; senza dubbio uno dei migliori romanzi storici del 2021.