
“Mi piacerebbe davvero tanto credere al tuo punto di vista, Tino, ma sai cosa vuol dire amare così tanto, da provare dolore fisico, qualcuno che non vuole farsi neanche toccare da te?”
Questa è la storia dell’amore tra Paolo e Francesca.
Questa è la storia della vita consumata di Gianciotto.
Questa è la storia di una catastrofe annunciata.
Attraverso le pagine del romanzo breve di Alessandra Casati, “Amor, c’ha nullo amato amar perdona”, edito da Giovane Holden Edizioni, ripercorriamo una celeberrima vicenda storica, l’amore che, alla fine del ‘200, ha unito Paolo Malatesta e Francesca da Polenta, ma attraverso gli occhi di Giovanni Malatesta, fratello di Paolo ma, soprattutto, marito di Francesca.
Questo punto di vista insolito permette al lettore di entrare in empatia con colui che ha ucciso la moglie e il fratello. Tra le righe traspaiono nettamente le difficoltà che ha affrontato nel corso della sua esistenza che lo hanno indotto al misfatto.
Già dalle prime pagine, si percepisce il senso di inferiorità che provava nei confronti del fratello più dotato; un’invidia latente, che a poco a poco prese corpo. Innamorato di una donna che non lo ricambiava con lo stesso amore, disprezzato dal padre per colpa delle sue menomazioni fisiche, stremato dall’eterno paragone con il fratello Paolo.
Protagonista del romanzo, infatti, non è la storia d’amore tra Paolo e Francesca, ma la vita di Giovanni Malatesta e il suo amore per la giovane da Polenta. Un uomo con le proprie debolezze, i propri fantasmi e i propri dolori: il risultato è un personaggio storico umanizzato, sganciato dalla damnatio memoriae che gli ha conferito il terribile omicidio.
In questo libro sono i suoi sentimenti a prevalere: l’amore verso quella fanciulla che gli aveva rapito il cuore, la tristezza e la gelosia nel saperla innamorata di suo fratello. Il ritratto è quello di un uomo innamorato e respinto, devoto e tradito; un uomo che, per tutto il corso della sua esistenza, ha soltanto cercato l’affetto che gli è sempre stato negato. E lo ha bramato soprattutto da colei che aveva generato in lui sentimenti nuovi, lei che aveva desiderato con tutte le forze e che era riuscito ad avere. Ma il matrimonio iniziò con l’inganno della fanciulla già perdutamente innamorata dell’uomo sbagliato; un matrimonio indesiderato per la bella Francesca, combinato dal padre Guido per motivi di convenienza politica, come d’uso all’epoca, ma diverso rispetto agli altri. Infatti, Giovanni era sinceramente innamorato di lei e la trattava con rispetto, desiderandone la felicità. Un amore rimasto nell’ombra dei sentimenti che Francesca ha sempre nutrito per Paolo; sentimenti con i quali Giovanni ha dovuto convivere per tutta la durata del matrimonio. Un amore per quel fratello che lo aveva sempre messo in ombra.
Il contesto è ben ricreato e il racconto è fedele alla realtà storica.
Il personaggio di Gianciotto è ben caratterizzato sotto tutti i punti di vista e la narrazione in prima persona del protagonista permette al lettore di immedesimarsi con esso, aumentandone la suggestione.
Grazie allo stile fluido e scorrevole, si legge tutto d’un fiato, ma una nota stonata è rappresentata dall’uso, a volte, di alcune espressioni tipiche del linguaggio contemporaneo, non adatto al contesto narrato.
Punto forte di questo breve ed intenso romanzo che, in poco più di settanta pagine, riesce abilmente a condensare la vita del protagonista, è il finale emozionante, coinvolgente e carico di pathos.
“Amor, c’ha nullo amato amar perdona” è un piccolo, grande romanzo che ha il pregio di mostrare al lettore l’altra faccia della medaglia di una vicenda lontana che, grazie a Dante, è arrivata fino ai giorni nostri.