
C’è stato un tempo in cui era sufficiente un cattivo raccolto o un incendio per accusare qualcuno di essere al servizio del demonio.
La lunga lotta tra streghe e inquisitori, che ha percorso i secoli da Medioevo all’Illuminismo, nella quale la maggior parte delle condanne riguardava donne anziane e sole, depositarie di antichi saperi, in contrasto con gli uomini di chiesa.
L’Inquisizione fu introdotta dal Concilio di Verona, nel 1184 e messa a punto da Innocenzo III qualche anno dopo, con lo scopo di riportare sulla retta via i cristiani sospettati di eresia, anche attraverso la tortura.
All’inizio questo compito fu affidato ai vescovi, ma spesso risultavano poco controllabili da Roma, in quanto appartenenti a nobili famiglie; così papa Gregorio IX incaricò uomini di fiducia, inflessibili e incorruttibili: i domenicani e i francescani.
L’obiettivo degli inquisitori era il pentimento. Utilizzavano la tortura per dare prova dell’eresia e costringere l’accusato all’abiura; se questa non arrivava, veniva condannato a morte.
Il processo si chiudeva quando l’imputato dichiarava di “credere a ciò che crede Santa Madre Chiesa” e veniva condannato a pene minori, come digiuni o pellegrinaggi.
La sentenze veniva letta in una cerimonia pubblica, l’autodafé, in cui veniva dato atto di colpe e sentenze, a cui seguivano le abiure e il giuramento di obbedienza alla Chiesa. In caso contrario, l’inquisitore lasciava al potere civile l’esecuzione delle sentenze, ossia di procedere al rogo.
Tuttavia, erano previste anche altre forme, come il murus strictus, la “stanzetta ripiegata”, ossia una cella sotterranea grande appena a contenere un uomo, senza aria o luce, dove non ci si poteva stendere o sedere e il condannato restava incatenato alla parete, in segregazione continua.
Come noto, i papi si scagliarono, in particolare, contro le streghe, alle quali dedicarono ben 103 bolle, alle quali seguirono moltissime segnalazioni di persone che avevano stretto patti con il diavolo. A differenza di quanto previsto per gli eretici, la prova della stregoneria era la confessione, che non poteva più essere ritirata.
Uno dei più importanti inquisitori italiani fu il cardinale Giulio Antonio Sartori, protagonista di alcuni celebri processi dell’inquisizione romana, tra cui quello a Giordano Bruno e del Re Enrico IV di Francia.
L’inquisizione romana, al contrario di quella spagnola, il cui più importante esponente fu Tomas de Torquemada, non è stata abolita, ma nel 1908 è stata trasformata in Sacra Congregazione del Sant’Uffizio e poi in Congregazione per la dottrina della fede.