Evelyn Talbot è una stimata psichiatra che ha creato una notevole struttura in una gelida e sperduta cittadina dell’Alaska: Hanover house, una clinica detentiva nella quale sono ospitati molti tra i serial killer più spietati d’America. Il suo lavoro ha uno scopo: approfondire gli studi sulla mente degli psicopatici, al fine di evitare che altri individui diventino prede e vittime; per evitare che altre persone subiscano ciò che ha passato lei.
Vittima di uno spietato assassino che ha tentato di toglierle la vita dopo averla seviziata, Evelyn non riesce a fidarsi delle persone, e men che meno degli uomini. Ed è per questo motivo che l’attrazione che prova nei confronti del poliziotto Amarok la sconvolge.
Mentre la dottoressa cerca di dare un indirizzo alla propria vita, la città viene scombussolata dall’omicidio di due donne. Due dipendenti di Hanover house.
Nella corsa al colpevole, tutte le piste sono plausibili, compreso il ritorno dell’uomo che, vent’anni prima, aveva tentato di uccidere Evelyn.
Cosa sta succedendo nella piccola cittadina di Hilltop? Evelyn riuscirà ad accantonare il suo passato, mantenendo la lucidità mentale per evitare la rovina di Hanover house?
Questa è la trama di “Alaska” , il primo thriller di Brenda Novak. Nonostante la narrazione scorrevole e limpida, è un romanzo a tratti lento e dalla trama semplice e poco originale, financo prevedibile, in cui, alla caccia all’assassino, si affianca il viaggio della protagonista nella riconquista della propria vita.
Corredato dei migliori elementi per un thriller di successo, la storia non riesce però ad esplodere in quella escalation di adrenalina che il lettore si aspetta da un romanzo di questo tipo.
Privo di quel brivido che deve contraddistinguere ogni thriller che si rispetti, “Alaska” è un libro che promette molto, ma che poco riesce a dare in termini di emozioni e suspance.